Ictus, si sopravvive di più ma con disabilità. Italia in affanno sulla neuroriabilitazione di Ernesto Diffidenti
Cresce il numero di sopravvissuti all’ictus e, di conseguenza, si moltiplica il bisogno di riabilitazione. In Italia
il numero di persone che convive con disabilità conseguenti all’ictus sta raggiungendo ormai la soglia del
milione (930mila). Ciascun medico di medicina generale assiste 4-7 pazienti colpiti dalla malattia e 20
sopravvissuti con disabilità. Eppure solo sei Regioni in Italia presentano percorsi diagnostico-terapeutici
assistenziali aggiornati e attivi per la riabilitazione. Sono Valle d’Aosta, Veneto, Friuli-Venezia Giulia,
Liguria, Emilia-Romagna e Marche. Nelle restanti Regioni, secondo uno studio realizzato dall’Associazione
per la lotta all’Ictus cerebrale (Alice Italia Onlus) e presentato oggi presso la Fondazione Santa Lucia Irccs,
la documentazione su queste cure sanitarie non è aggiornata, oppure è dichiarata non operativa o non è
del tutto pervenuta. I costi collettivi dell’ictus sono valutati nello studio in 3,7 miliardi di euro, il 4% della
spesa sanitaria nazionale. Un terzo è rappresentato dalle spese di trattamento nella fase acuta, gli altri due
terzi sono costi generati dalla disabilità. Ci sono poi gli oneri che cadono sulle spalle delle famiglie.
Secondo lo studio di Alice le spese famigliari aumentano del 58% a causa della malattia. Il 69% dei pazienti
di età compresa tra i 25 e i 59 anni deve abbandonare il lavoro a causa della malattia. «È fondamentale che
in Italia si arrivi ad avere un protocollo uniforme da seguire per la riabilitazione di pazienti post-ictus –
sottolinea Nicoletta Reale, presidente di Alice Italia Onlus -. La riabilitazione deve iniziare fin dalla fase di
ricovero per poi proseguire in modo continuativo, senza interruzioni e senza rigide limitazioni temporali, in
strutture idonee e nei distretti sanitari territoriali». Dei 200mila casi di ictus che si verificano ogni anno in
Italia, nell’80% il paziente sopravvive, ma oltre 50mila pazienti perdono l’autonomia secondo lo studio di
Alice. Un dato che trova conferma nelle stime della Società italiana di riabilitazione neurologica (Sirn):
«Ogni anno – ha spiegato il presidente, Stefano Paolucci – in Italia circa 42.300 pazienti presentano alla
dimissione dal reparto acuti esiti gravissimi di ictus per i quali è necessario un tempestivo ricovero in
strutture di alta specialità adeguatamente attrezzate per la neuroriabilitazione». In relazione alla gravità del
danno cerebrale subito si possono registrare registrare non solo la paresi degli arti superiori e inferiori, ma
anche gravi problemi neurologici e cognitivi che compromettono l’autonomia della persona. Il 60% dei
pazienti presenta problemi visivi e quasi la metà difficoltà di deglutizione e respirazione mentre un paziente
su tre soffre di disturbi del linguaggio e depressione. «Negli ultimi dieci anni il grado di autonomia dei nostri
pazienti al momento del ricovero si è dimezzato – osserva il Dottor Antonino Salvia, direttore sanitario della
Fondazione Santa Lucia Irccs -. Assistiamo quindi pazienti sempre più gravi che richiedono percorsi di
neuroriabilitazione intensi e multidisciplinari. Un terzo di tutti i casi di ictus in Italia presenta deficit
neurologici e cognitivi rilevanti che richiedono un’assistenza in strutture di neuroriabilitazione di alta
specialità, dotate di tutti i requisiti strutturali e di personale previsti dalla legge. Solo così è possibile
affrontare in modo efficace tale complessità». La stessa Italian Stroke Organisation (Iso) nelle linee guida di
prevenzione e trattamento dell’ictus cerebrale, per i casi gravi raccomanda fortemente che il trattamento
riabilitativo inizi fin dalla fase acuta che il progetto riabilitativo individuale sia realizzato in strutture
specializzate da parte di un team interdisciplinare con esperienza specifica, che applichi programmi
riabilitativi e assistenziali in accordo con obiettivi definiti. Nonostante le evidenze scientifiche e le linee
guida nazionali e internazionali stabiliscano l’applicazione della riabilitazione in modo appropriato e
omogeneo per tutti i pazienti colpiti da ictus su tutto il territorio nazionale, «questa prima fase dello Studio
dimostra che nel nostro Paese non sempre la riabilitazione viene avviata tempestivamente – dichiara
Domenico Inzitari, ordinario di Neurologia dell’Università di Firenze e presidente del Comitato tecnico
scientifico di Alice Italia Onlus -. Inoltre, troppo spesso non viene portata avanti con la sistematicità, la
continuità e la durata necessarie. Ogni paziente deve uscire dalla fase acuta con un piano riabilitativo
individuale da sviluppare nelle varie fasi e nei vari contesti organizzativo-sanitari, dalla fase intensiva
ospedaliera, a quella estensiva territoriale fino alla domiciliare». © RIPRODUZIONE RISERVATA